Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri
Da molto tempo si lamenta mancare all’Italia una compiuta storia delle arti belle, che nello svolgimento dei fatti e nel modo estetico di
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Ma se al regio architetto Paoletti si deve grande riconoscenza per quello che fece, più assai conviene tributargliene per quello che seppe insegnare
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assai correttezza nello stile; tanto che mostrate appena le prime opere giovanili promettitrici, ebbe a vent’anni un pubblico ufficio nello Scrittoio
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studi, operò quasi sempre con assai correzione ed eleganza, e n’ebbe onore in Italia e fuori, singolarmente appresso i Francesi che lo vollero membro
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Belle Arti sotto il conte Digny. Conseguito nel 1825 il premio di concorso, e dato saggio della sua abilità con alcuni lavori che il maestro gli fece
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che fece sul Serchio, e la ricostruzione in città del teatro del Giglio quale oggi si vede, sono opere pregevoli; singolarmente quest’ultima, che ha
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Livorno la vasta Casa Pia di Lavoro, che immaginò e diresse, sono le sue opere principali. Ma entrati in quel luogo per forza d’arme nel maggio del
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, nè a sufficenza esposte e dichiarate, da cavarne idee generali, che rispondano al diffìcile quesito se l’arte sia o no veramente in progresso tra
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Non pertanto Pietro Leopoldo I riformando l’Accademia di Belle Arti, nella speranza di ridestarle dal letargo in che erano miseramente cadute, volle
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Superiore in merito al Carradori e di gran lunga, come quello che primo stampò un orma sicura sul nuovo campo dell’arte, fu STEFANO RICCI fiorentino
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scultura. Dire quali fossero le sue prime opere, i suoi studj artistici, i viaggi che intraprese anche in regioni straniere non è da questo luogo; basti a
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celebrato artista disse in Italia e fuori la fama, e come al suo modo gentile di sentire gli affetti, rispondesse un gusto squisito dell’arte, che non
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giovane di alte speranze. Applicatosi alle arti belle nella nostra Accademia, tanto andò innanzi nello studio, che dopo essere stato più volte premiato
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Diremo ora dei viventi che onorano la scultura in Toscana. Ma qui ci si conceda più che altrove la parsimonia del discorso e dei giudizi
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Non pertanto questa presente istoria delle arti nostre, che quasi ci vedemmo svolgere sotto gli occhi, o perchè sembrassero vietarlo rispetti di
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in cera alcune parti del corpo umano con tanta precisione, che lo stesso Mascagni ne restò maravigliato, e si strinse al valente giovane coi legami
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FRANCESCO CALENZUOLI fiorentino anch’esso (n. 4769, m. 46 marzo 4847), fu allievo del Susini, che lo prese seco di quindici anni, quando avuto l
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Anche LUIGI CALAMAI di Firenze (n. 1800, m. 13 ottobre 1851) che seppe ancora di scienze naturali, fu valente modellatore di cere, e come tale
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A Pisa fiorì in questi tempi Giovan Battista Tempesti, che nel dipingere a fresco non mancò di merito. La sala nell’Arcivescovado di quella città
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PIETRO PETRONI di Pontremoli (m. in età avanzata nel 1803), che che ne dicano i biografi municipali, fu mediocrissimo pittore; e se ottenne per
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GIUSEPPE TERRENI di Livorno, che fiorì nella seconda metà del passalo secolo, fu frescante e ornatista di moltissimo merito; come mostrano chiaro e
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ed affetti, ebbe comune la fama del Mengs. Ma taluno vorrebbe considerarlo, e non senza ragione, più romano che lucchese, perchè a Roma solamente fece
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, passava nel 1792 in Roma a completarvi la sua istruzione d’artista, collo studio assiduo del bello, e anche per quella nobile gara d’emulazione, che suole
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E vuolsi infine mentovato un altro pittore di storie a fresco, che sebbene ricco di feconda immaginazione, e di prontezza singolare, ebbe a’ suoi
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carta con arditezza michelangiolesca i suoi più grandiosi concetti, con la stessa e maggiore facilità che altri possa fare con la matita. E tanta era
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Molte e tutte lodate furono le opere che lasciò questo pittore; eccone le principali. La parabola del Samaritano, che per la bontà delle tinte parve
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condusse tre dipinti che l’Accademia fiorentina conserva, Aiace figlio d’Oileo che vuol salvarsi dalla tempesta (1814), il pastore che toglie il fanciullo
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Tutto quanto si racconta in questo libretto intorno ai principali architetti, scultori, pittori e incisori toscani, che sono stati da mezzo il secolo
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Ma il pittore che approfittando degli esempi del Benvenuti e del Sabatelli, seppe, mercè le doti che natura gli avea largito, far nuovi passi nell
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Vediamo in breve quali fossero i lavori principali di questo artista che mirabile a dirsi, lasciò fatti circa duecento quadri. Tornato appena da Roma
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GASPERO MARTELLINI di Firenze (n. 15 febbraio 1785, m. 20 ottobre 1857), venuto anche esso dalla scuola del Benvenuti, riuscì pittore lodato più che
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Ma uno dei meriti più rilevanti del Bezzuoli fu nel dipingere a fresco; e per coloro che hanno veduto di lui Alessandro il Macedone nello studio d
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Ma i due artisti che sopra gli altri levaronsi per altezza d’ingegno, furono i figliuoli di Luigi Sabatelli, Francesco e Giuseppe, ambedue presto
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Passiamo ora agli artisti viventi, a quelli che operarono o tuttora si adoperano ad onore dell’arte italiana! Giuseppe COLLIGNON di Siena (n. 19
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E qui ci par conveniente, prima di lasciare la pittura, dire qualche parola dei Lavori di Commesso in pietre dure, arte tutta fiorentina, che può
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Ma se i sovrani della famigia de’ Medici ebbero tutti a cuore quest’arte, ci piace tuttavia confessare, che pei Lorenesi fece nuovi e importanti
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Se favellando delle tre arti sorelle dovemmo magnificarne il risorgimento, discorrendo dell’intaglio in Rame che di esse rende giusta e gradevole
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Fioriva intanto, sebbene lungi dalla cara patria, FRANCESCO BARTOLOZZI fiorentino (n. 1730, m. 1813), che fu appellato V incisore delle Grazie
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vuolsi, ma più infelice. Dato saggio della sua abilità nell’intagliare in rame, con alcuni pensieri che fece per una raccolta pubblicata dal pittore Anton
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Erede del nome e della fama di questo artista fu GIOVAN PAOLO LASINIO suo figliuolo (n. in Firenze 1789, m. 8 settembre 1855), che riuscì incisore
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sotto gli occhi di Lei. E fu per questi lavori che Lasinio ebbe particolare rinomanza, e ottenne prima dal Granduca il carico di maestro d’intaglio
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Ma quegli che avanzò tutti nell’arte, e meritò di essere annoverato tra i primi incisori d’Europa, è RAFFAELLO MORGHEN (n. a Portici presso Napoli il
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Tra quelli che intesero a maggior castigatezza nell’arte, fu Giuseppe Salvetti fiorentino (n. 1734, m. 1800), che più puro nello stile, più grave e
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E qui prima di ricordare la scuola del Morghen, vogliamo spendere qualche parola intorno a due celebratissimi artisti, che sebbene non Toscani
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. in età avanzata il 21 settembre 1852) che fu suo aiuto nella scuola d’incisione all’Accademia di Belle Arti, e che lasciò alcuni pregiati lavori
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del Sanzio, e il ritratto di Carlo V, che è da noverarsi colle opere sue migliori. In procedere di tempo venuto a Firenze, fece per Luigi Bardi
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Ma l’allievo del Morghen che più sali in fama tra noi, e che oggi è capo di una bella e fiorente scuola d’incisori, è Antonio Perfetti di Firenze (n
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E primo ricordato tra i suoi allievi vogliamo che sia PIETRO NOCCHI di Firenze (n. 29 giugno 1823, m. nel dicembre 1857). Le due Madonne, una detta
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Nè tra gli artisti che in Toscana hanno atteso all'intaglio sul rame con amore, è da passarsi inosservato GIROLAMO SCOTTO, scolaro del Longhi, che
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Ma l’uomo d’ingegno vigoroso, che colle fatiche e l’industria seppe emergere dalla oscurità a cui pareva lo avesse condannato la fortuna, fu GASPERO
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